Gianluigi Giovetti: 102 anni di straordinaria normalità
Abbiamo incontrato i familiari del dottor Giovetti, che a 102 anni è stato nominato culture della materia in chimica farmaceutica
Iniziamo dalla fine, perché proprio la fine ci aiuta a capire la statura del personaggio di cui stiamo parlando. Questo il congedo della chiacchierata che abbiamo avuto con Roberto Giovetti, uno dei (gentilissimi) figli di Gianluigi, salito alle cronache per aver ricevuto il titolo di cultore della materia in chimica farmaceutica a 102 anni: “Papà è esausto, non ne può più di questa popolarità”. Basterebbe solo questo a farci dire che Gianluigi ha realizzato qualcosa di straordinario con la naturalezza di chi compie un gesto di assoluta normalità. “Basta, basta, ormai l’abbiamo fatto, non ne voglio più sapere dei giornali” ha confidato alla famiglia, rivendicando una fuga dalla popolarità che in pochi giorni lo ha portato al centro della cronaca nazionale.
Ma torniamo ai fatti: Gianluigi si era laureato in chimica nel 1947, successivamente si era iscritto al corso di laurea in farmacia e, avendo a disposizione un laboratorio di chimica all’avanguardia (prestato dall’azienda presso cui, nel frattempo, era stato assunto) aveva chiesto di poter svolgere la parte laboratoriale in proprio, per sostenere solo la parte di colloquio in sede, a Modena. Questa possibilità venne negata e lui, che risiedeva a Milano, lasciò perdere nonostante il fatto che quello di laboratorio fosse l’ultimo esame da superare.
“Per lui era difficile muoversi da Milano a Modena, avanti e indietro – ci racconta Roberto – e si disse che la laurea in chimica l’aveva, il lavoro andava bene, era felice della sua famiglia e poteva bastare così. Solo che poi, negli anni, ogni tanto gli tornava in mente questa cosa… Oltretutto il nonno aveva una farmacia a Modena…”.
E poi cos’è successo? Perché avete deciso di contattare l’università?
“Nel corso degli anni questo cruccio cresceva, non si sopiva. Papà ha sempre parlato di questa cosa come di un torto e alla fine abbiamo deciso di scrivere all’università. Devo dire che in pochi mesi hanno risolto tutto e hanno deciso di dargli questa carica, titolo con cui papà potrebbe addirittura insegnare, far parte delle commissioni d’esame e, credo, gestire la farmacia, che è tutt’ora esistente”.
Che tipo è Gianluigi?
“Ama la vita e guarda sempre avanti. Quando la nostra mamma è venuta a mancare non si è perso d’animo. Anche se ha un bel po’ dolori, chiama il dottore, vuole essere curato, ci tiene a vivere e a pensare al futuro. E poi è un chiacchierone, quando gli hanno messo di fronte il microfono del telegiornale ha iniziato a parlare e non la smetteva più. Oltretutto… in questi giorni ha letto i giornali e si è anche arrabbiato!”
Perché?
“Perché in molti hanno scritto che si è laureato a 102 anni, ma lui ci tiene a far sapere che si era laureato in tempo, nel 1947, e che questo è il diploma di cultore della materia”.
Cosa pensa che direbbe suo papà a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che oggi sono indecisi tra il proseguire gli studi e iscriversi all’università, e mollare la presa?
“Racconterebbe tante di quelle cose… – ride – partirebbe a tutta birra e sarebbe difficile fermarlo. Reciterebbe le poesie che si ricorda ancora perfettamente dalle elementari (ha una poesia per ogni occasione e trova sempre quella più adatta all’argomento) e sicuramente riuscirebbe a incantare i giovani, che vedrebbero in lui una possibilità, una proiezione del loro futuro. Sarebbe sicuramente uno stimolo per studiare”.
La chiacchierata prosegue con il racconto dell’esperienza universitaria di Roberto “molto bella, e poi ho studiato a Trieste, una città fantastica”, che alla fine ci permette di leggere la lettera che lui, la sorella Tiziana e Gianluigi hanno scritto alla segreteria dell’università per rivendicare il “ricongiungimento” fra il dottor Giovetti e la laurea in farmacia. Gianluigi la conclude in un modo che è straordinario, ma che per lui è pura normalità: “Per quanto riguarda la tesi, avrei pronto un titolo: Vita di una farmacia nel secolo XIX, raccontando episodi e descrivendo la vita di un farmacista sulla base dei racconti tramandati dal nonno“.